Paesi Bassi, il laboratorio dell’ospitalità futura

fieramilano, Rho
17-21.10.2025

Focus Paese

Paesi Bassi, il laboratorio dell’ospitalità futura

Tra sostenibilità, rooftops, recupero di vecchie strutture e concept particolarissimi la ristorazione olandese è un crogiolo di idee da cui prendere ispirazione.

Un approccio verde e innovativo, che sfrutta il melting pot di commercianti ed immigrati in chiave contemporanea, sfruttando elementi del passato per interpretare un futuro che si presenta incerto, ma anche sfidante. Un viaggio nell’ospitalità dei Paesi Bassi fornisce davvero uno sguardo sul futuro, anticipando mode e modi che poi ritroveremo altrove. Fil rouge di ogni attività è infatti quell’attenzione all’ambiente che negli ultimi anni il Paese sta perseguendo con decisione e creatività.

 

Un esempio assai emblematico sono i rooftops, quei tetti attrezzati che a Rotterdam sono diventati il lato più spettacolare della ricettività. Anche per la incredibile disponibilità: la città, tra tetti e terrazze, ne ha per oltre 18 km quadrati. Dopo averli in parte attrezzati con cocktail bar, orti e ristoranti l’ultima frontiera sono i dakdorpen, i villaggi sui tetti che allo stesso tempo aumentano la superficie verde che pulisce l’aria e definiscono una smart city umanizzata, che porta l’approccio agricolo in città: non a caso qui è nata la prima fattoria galleggiante urbana, la Floating Farm. Ci aspettiamo nei prossimi anni il primo albergo diffuso pensile.

 

Sul fronte dell’economia circolare sono numerosi i progetti che restituiscono edifici storici abbandonati alla comunità, nel segno della ristorazione. Tra questi Il Café Restaurant Eindhoven occupa l’iconica Torre della luce, in cui la Philips fabbricava lampadine, con un concept ibrido che unisce caffetteria e ristorante, birrificio, panificio e torrefazione. Luoghi che dialogano tra loro e dove i residui delle lavorazioni vengono rielaborati e riutilizzati il più possibile.

 

A Rotterdam in un’ex caserma della polizia ha aperto Heilige Boontjes, pub e ristorante à la carte creato da un assistente sociale e un ex poliziotto dove il personale è quasi interamente formato da giovani che hanno avuto problemi con la giustizia. Non solo: quattro ex celle di detenzione arredate da Daan Bakker di Daf-architecten sono state convertite in B&B di design.

 

Innovazione spinta sempre ad Eindhoven da Phood Kitchen, dove due imprenditori under 30 hanno creato, negli spazi dell’ex fabbrica di latte Campina, il primo ristorante totalmente acquaponico del mondo, dove si coltivano frutta e verdura bio e contemporaneamente si allevano pesci.

 

Ad Amsterdam si punta anche su diversità e inclusione di cucine, diete e approcci al food diversi che convivono armoniosamente. Con un focus deciso sui vegetali: come da De Kas, che in una serra del 1926 offre menu “al buio” (si sceglie solo il numero di portate) cucinati con le verdure coltivate sul posto. Capital Kitchen vira invece verso un nuovo distillato di umanesimo: tra travi e pareti di cemento armato, pavimenti in legno e scale colorate il corpo umano è protagonista nelle decorazioni dei tavoli e nelle opere d’arte esposte, creando l’idea di una grotta organica in continua trasformazione, mentre la cucina è sfacciatamente vegetariana con un approccio particolarissimo alla carne, che si pone il “tetto” di un capo di bestiame a settimana.