Gli Host Ambassador fanno il punto sulle soluzioni adottate nel loro Paese per affrontare il presente e guardare al futuro. Nel segno, ormai inevitabile, dell’innovazione.
Innovazione e digitalizzazione: ormai è chiaro che chi vorrà restare sul mercato del fuori casa dovrà fare i conti con questi due temi, non nuovi certo – HostMilano ne parla e li promuove da varie edizioni – ma mai come in questo periodo storico l’accelerazione verso l’adozione della tecnologia è prioritaria. Ne abbiamo parlato con gli HostAmbassador che, da varie parti del mondo, colgono le tendenze in atto.
Le prime soluzioni adottate sono, come ragiona Julie Gerbet dalla Francia, “tutte quelle che hanno permesso ai ristoranti di esistere ai tempi del Covid 19 durante la chiusura: piattaforme e servizi di delivery, click & collect e pagamenti contactless”.
Dall’India Vernika Awal parla della adozione diffusa dell’Iot grazie all’abbassamento dei prezzi, che consente di connettere anche apparecchi usati al controllo vocale. “In termini di applicazioni IoT industriali, ciò che è incoraggiante è il fatto che la raccolta dei dati, l'analisi dei dati e la sicurezza informatica vengono studiati e adottati più seriamente”.
Anche Sabrina Cuculiansky dall’Argentina considera le app di delivery, ma anche “le applicazioni con programmi per gestire la tostatura di caffè e cacao”.
Sally Prosser ricorda che tecnologia e ambiente da tempo non sono contrapposte, al contrario: “L'interesse per i prodotti biologici locali e la sostenibilità sembra molto lontano dall'hi-tech. Tuttavia, dobbiamo apportare cambiamenti radicali ai nostri sistemi di produzione alimentare di fronte all'emergenza climatica. L'utilizzo dell'IoT può aiutare questo cambiamento, ad esempio integrando la produzione alimentare a bassa intensità e riducendo lo spreco alimentare attraverso sistemi più efficienti. Anche la recente pandemia ha messo a fuoco le debolezze nei sistemi di approvvigionamento alimentare, con molti che cercano soluzioni IoT per risolverle”. Come ha dichiarato Damian Malins di Fera Science “il coronavirus ha evidenziato come il nostro cibo dipenda da complesse catene di approvvigionamento globali e quanto facilmente queste catene possano essere spezzate. Pertanto, accorciare e semplificare queste catene costruendo l'autosufficienza regionale e nazionale è una priorità assoluta per i governi".
Agxio, azienda gallese di data science e machine learning, sta aiutando i paesi del GCC (Consiglio di cooperazione degli Stati del golfo Persico) ad affrontare l'instabilità della catena di approvvigionamento alimentare globale. Il CEO David Gregory ha detto: “La regione del Golfo - e il resto del mondo - ha risorse naturali limitate che devono durare per molto tempo. Le scienze della vita, le biotecnologie e le industrie agricole sono state trasformate radicalmente grazie alla disponibilità di grandi volumi di dati grazie all'innovazione IoT e ai progressi tecnologici".
Sulla stessa linea d’onda c’è Marc Matsumoto dal Giappone: “Con una popolazione mondiale che raggiungerà i 9,7 miliardi di persone entro il 2050, la mancanza di terre coltivabili e una siccità senza precedenti che affligge molte regioni del mondo, dobbiamo migliorare l'efficienza delle fattorie per nutrire la popolazione in crescita. I sistemi IoT che consentono l'agricoltura di precisione e l'automazione giocheranno un ruolo importante nell'agricoltura nel prossimo decennio”.
Una cosa è certa: il futuro è multiforme, e le soluzioni tecnologiche in costante evoluzione. Aline Borghese dall’Italia ad esempio guarda alla “nuova modulistica 3D sviluppata da Google che in futuro verrà usata tanto in progettazione, architettura e anche ristorazione per realizzare schemi e anticipare i risultati in 3D di qualsiasi cosa: da un mobile a un piatto disegnato prima a mano”.