In attesa delle future trasformazioni digitali del settore, la novità dei prossimi mesi riguarda la collaborazione degli chef stellati con i grandi brand dell'hotellerie.
Dopo Bartolini, adesso sarà la volta di Sadler e Sultano. In un'epoca in cui l'hotellerie attnedo solo il via libera per ripartire a pieno regime, è destinata ad ingrossarsi la lista dei grandi chef che hanno deciso di stringere una partnership con le grandi catene alberghiere. Se in passato era stato il turno di pezzi da novanta come Carlo Cracco, chiamato a Mosca con l’Ovo dell’hotel Lotte, e la famiglia Cerea di Da Vittorio (con la consulenza del Gallia a Milano), nei prossimi mesi toccherà a Enrico Bartolini “firmare” la ristorazione di Milano Verticale, il nuovo hotel di Una Esperienze (Gruppo Una, appartenente a Unipol) situato in zona Porta Nuova-Garibaldi. A ruota, toccherà ad altri due numeri uno della ristorazione stellata come Claudio Sadler (da giugno, presente con un suo ristorante gourmet all’interno del Baglioni Resort Puntalandia nell’area marina protetta di Tavolara) e Ciccio Sultano, chef due stelle Michelin del Duomo di Ragusa Ibla, che da settembre aprirà un suo spazio all'interno della prima struttura a marchio W Hotels di Marriott International.
Il plus di avere un ristorante “interno” di alto livello come ulteriore elemento di richiamo, non sarà però l'unico cambiamento negli hotel dell’era post Covid: tutti, saranno molto probabilmente più tecnologici e attenti alle esigenze del singolo cliente, segnando in questo modo un'accelerazione di alcuni trend già in atto negli ultimi anni. La conferma arriva da uno studio promosso dalla Scuola italiana di ospitalità e curato da CDP e TH Resorts, secondo cui il comparto alberghiero è destinato ad essere attraversato da una profonda innovazione dal punto di vista tecnologico. Già ora infatti, le aziende dotate di sistemi di gestione ERP (enterprise resource planning) sono passate dall’11% del 2010 al 29% del 2017, mentre quelle con un CRM (customer relationship management, il sistema per gestire le relazioni con i clienti), dal 37% al 48% dello stesso periodo. Dati, sottolinea il report, che se dimostrano l'importanza crescente assegnata dalle strutture alberghiere al digitale, non bastano tuttavia a colmare il gap ancora esistente con gli altri Paesi europei, tanto che ancora nel 2016, solo il 10% delle imprese italiane del settore risultava dotato di un sistema di software gestionale per l’hotellerie, rispetto al 15% della Francia, il 20% della Spagna e il 32% del Regno Unito.