L’ospitalità vivrà molto probabilmente un periodo di cambiamento profondo. Nuovi trend si stanno imponendo nel settore, trend che erano già in nuce negli anni passati e che hanno registrato un’accelerazione in tempo di pandemia, nonostante il comparto si sia trovato ad affrontare un periodo nero. Gli imprenditori, però, già guardano avanti, cercando di comprendere come indirizzare gli investimenti per affrontare la ripartenza al meglio e non rimanere indietro rispetto alla concorrenza mondiale. Sicuramente l’attenzione all’ambiente e la digitalizzazione saranno gli elementi che impereranno nel mondo dell’hotellerie e dell’ospitalità in generale.
A cura di Il Sole24ORE
Architetto De Pellegrini, gli hotel saranno multifunzionali
Comfort, sostenibilità, multifunzionalità, green. Queste saranno le direttrici sulle quali si muoverà l’hotellerie del domani, secondo la percezione di Nicola De Pellegrini, architetto e designer. L’esplosione del Covid-19, secondo l’esperto, ha messo il turbo a processi e cambiamenti già in atto prima che scoppiasse la pandemia. L’epidemia da coronavirus ha però posto l’accento anche su nuovi elementi, come la pulizia e l’igiene, che nel design e in architettura si declineranno nelle scelte dei materiali. «Nel settore alberghiero ci si interrogava già negli anni scorsi su come intercettare il consumatore più giovane e come cavalcare i nuovi trend», ha raccontato l’architetto, sottolineando che da tempo è chiaro che le nuove generazioni siano molto più attente ai valori della sostenibilità rispetto ai baby boomers. «I più giovani sono meno attratti da dettagli come la rubinetteria di lusso, mentre sono più esigenti sulla funzionalità degli spazi», ha detto ancora De Pellegrini, immaginando dunque che l’hotel del domani dovrà essere pianificato su nuovi format. Ad esempio le camere saranno pensate non solamente per il pernottamento, ma saranno multifunzionali adatte cioè per una riunione di lavoro, per lo smart working, per essere prese anche per poche ore al giorno e per qualsiasi esigenza. L’hotel, inoltre, dovrà proporre soluzioni sia al turista che viene da lontano, sia al cliente locale con esigenze diverse dal viaggiatore. La parola d’ordine diventerà comfort, che soprattutto nelle grandi catene alberghiere scalzerà i concetti di lusso e di bello, che andavano per la maggiore negli anni passati. Le stanze saranno probabilmente più grandi, meno rumorose, con una buona qualità della luce e dell’aria. Saranno possibilmente dotate anche di attrezzi per fare ginnastica, preferibili rispetto alle palestre in aree comuni. Dovrà essere più facile richiedere servizi e pasti in camera, magari con comandi touchless. In primo piano sarà posto anche l’aspetto dell’igiene. «Chi entra in camera deve avere la sensazione che sia pulita e sanificata – ha spiegato De Pellegrini - quindi le moquettes tradizionali non andranno più bene e saranno sostituite o da moquettes battericide e sostenibili, o da altri materiali più facili da igienizzare». Anche i mobili saranno probabilmente realizzati con materiali antibatterici. Insomma, ha concluso l’architetto, «l’igiene stessa dovrà trovare forma nel design». E per altro andrà ripensato il marketing e la comunicazione dell’hotellerie, in modo che il cliente abbia la sensazione di essere in un luogo pulito e piacevole, ma senza sentirsi in una clinica sanificata. «Forse ci saranno dispenser per sanificare le mani agli aromi naturali. Di sicuro andrà studiata una comunicazione elegante, raffinata e positiva». Sul fronte delle aree comuni, la richiesta è che gli spazi siano più ampi e luminosi possibile, possibilmente collegati con aree esterne, in modo da poter vivere anche all’aperto. «La pandemia ha imposto il distanziamento sociale che probabilmente rimarrà e che potrà essere affrontato con l’utilizzo di pannelli e librerie». Un ruolo chiave sarà svolto anche dalla digitalizzazione, che per altro consentirà un ripensamento degli spazi: scompariranno o saranno ridotte le aree dedicate al ceck in e ceck out. «Fondamentale saranno i servizi che gli hotel riusciranno a offrire alla clientela con sistemi digitali», ha sottolineato De Pellegrini. Il verde sarà preponderante sia negli interni, qualora ci sia la possibilità, sia negli spazi esterni. «Le piante purificano l’aria e soprattutto danno un messaggio positivo», ha asserito l’architetto. Gli hotel del futuro, inoltre, non potranno esimersi dall’avere una colonnina per ricaricare le auto elettriche, che forse, nel giro di qualche anno, scalzeranno quelle a benzina o diesel. Al di là delle difficoltà provocate dalla pandemia, l’hotellerie potrebbe vivere presto un periodo favorevole. «Le strutture alberghiere hanno il vantaggio di essere aperte 24 ore al giorno e dunque faranno meno fatica a stare al passo con i tempi, rispetto a bar e ristoranti, in questo momento in cui si vivono gli spazi in modo più liquido», ha sottolineato l’esperto. Tra l’altro i nuovi trend che si intravedono nel mondo dell’hotellerie potrebbero rappresentare un’occasione unica per lo stesso design italiano, sempre se la creatività italiana riuscirà a coniugare gli elementi più tradizionali e radicati della qualità e dello stile del Made in Italy con i valori ESG. «Negli Stati Uniti o nel Nord Europa la sensibilità ai temi della sostenibilità è maggiore rispetto all’Italia, complice la cultura e complici anche gli incentivi fiscali. L’Italia è una grande opportunità di sviluppo e potrà imporsi proponendo arredi e prodotti da portare nel mondo, che intreccino il gusto italiano con i valori ESG», ha detto De Pellegrini, auspicando che anche il Governo dia aiuti concreti per favorire la ripartenza delle strutture italiane. «Il discorso del premier Draghi in Parlamento, con l’accento sul settore del turismo, fa ben sperare», ha concluso.
Più attenzione alla sostenibilità
L’accento sulla sostenibilità emergerà sempre più anche nei dettagli degli arredi e dei tessuti. Parola del Gruppo Gabel, con i suoi quattro brand (Gabel1957, Somma 1867, Pretti e VallesusaCasa), azienda attiva dal 1957 nel settore tessile che da alcuni anni offre progetti su misura anche al mondo dell’ospitalità collaborando con Design Hotel, B&B, Hotel de charme, ristoranti e centri benessere, oltre che con brand del settore nautico, impreziosento progetti di yacht e imbarcazioni di lusso. «Riscontriamo un crescente interesse verso il tema della sostenibilità nelle collezioni dedicate non solamente all’hotellerie, ma anche alla casa e agli yacht, entrambi mondi considerati isole felici in tempi di pandemia e sui quali si è concentrata la cura, a causa dei diversi lockdown», ha commentato il titolare e amministratore delegato dell’azienda (insieme ai fratelli Massimo e Francesca), Michele Moltrasio, sottolineando che ad ogni modo Gabel «è da sempre una realtà sostenibile. Mio padre introdusse i depuratori dell’acqua in tempi in cui nemmeno se ne parlava e ci ha insegnato a rispettare chiunque lavori in azienda. Siamo una società che fa vero Made in Italy producendo in Italia e anzi realizzando soluzioni taylor made in modo da riuscire a rispondere a tutte le esigenze del cliente». In pratica negli ultimi anni Gabel ha finito solo per certificare un percorso che aveva scelto dagli esordi, mettendo nero su bianco scelte di qualità e di inclusione nell’ambiente di lavoro. Oggi, però, avere le certificazioni di sostenibilità conferisce al gruppo una marcia in più. «Quando ci presentiamo al consumatore come produttori sostenibili e certificati come tali, vantiamo un ‘plus’ che altre aziende non hanno: del resto offriamo la qualità dei prodotti, ma anche contenuti etici e sociali, venendo così apprezzati maggiormente rispetto a produttori senza certificazioni o a competitor che alla fine forse nemmeno sono vere aziende Made in Italy». La sensibilità verso i criteri Esg è maggiore tra i clienti esteri rispetto a quelli italiani, ma le esigenze stanno cambiando anche nel nostro Paese. «L’Italia arriva sempre un po’ dopo e al momento di certo non siamo al pari con la Finlandia o i Paesi scandinavi. D’altra parte le nuove generazioni sono molto più attente a tali argomenti», ha spiegato Moltrasio, rivelando che proprio per parlare ai giovani Gabel ha conferito in azienda ruoli apicali a trentenni e quarantenni. Negli ultimi tempi anche i clienti del gruppo hanno manifestato maggiore sensibilità verso le tematiche del rispetto dell’ambiente e del sociale, cercando di stare al passo con le realtà estere. «Penso che il percorso verso la sostenibilità sia ben avviato in Italia», ha detto Moltrasio, indicando che la stessa Gabel ha già in progetto di accelerare sugli investimenti, dopo il record registrato nel 2020, per continuare a percorrere il cammino green intrapreso. «Vediamo sempre maggiore attenzione verso prodotti e marchi sostenibili, non ancora da parte di tutti i consumatori, ma da una fetta di persone crescente, che per altro pone i criteri ESG come una conditio sine qua non per l’acquisto». Gabel si è proposta obiettivi ambiziosi, come ad esempio la riduzione sotto la soglia del 50% della plastica nel packaging o il lancio di collezioni completamente a impatto zero. «Collezioni che da sempre sono realizzate con fibre naturali, che non fanno male alla salute e all’ambiente», ha tenuto a rimarcare il numero uno della società.
Arriveranno mobili e pareti di nuova generazione
I mobili e gli arredi dell’hospitality del domani saranno attenti all’ambiente. Del resto dovranno seguire le direttive contenute nel Piano d’azione per l’economica circolare dell’Unione europea, che prevede che gli oggetti debbano diventare più durevoli, più facili da riparare e riciclabili. La plastica non sarà demonizzata, ma verrà tenuta sotto controllo: oggetti e arredi di plastica ci saranno, ma dovranno essere di buona qualità e quindi di lunga durata. Se poi riusciranno a essere riciclati o proverranno da scarti sarà ancora meglio. La parola d’ordine sarà quella di evitare qualsiasi spreco. E questo già oggi è possibile. Ad esempio l’azienda Hermann Miller ha lanciato sedie da ufficio garantite 12 anni e totalmente smontabili, con seduta e schienale a minimo contenuto materico, per facilitare anche il riciclo a fine vita. Ogni pezzo deve essere facile da sostituire e riciclare. La stessa Kartell, azienda che ha costruito il proprio successo sulla plastica, non si tira indietro nell’ambito della sostenibilità. Ha infatti introdotto l’uso di materiali naturali come il legno, lavorato però con tecnologie innovative. Investe, inoltre, in ricerca e sviluppo per rimanere un gruppo all’avanguardia. Così ha dimostrato di saper usare plastica riciclata, con la quale ha ad esempio realizzato la sedia A.I. disegnata dal designer Philippe Starck. Ha inoltre lanciato anche prodotti in materiale naturale e biodegradabile.
In tempi di pandemia, con il ripensamento di spazi e ambienti e la necessità di distanziamento tra le persone, sono nate soluzioni nuove e spesso geniali. Ad esempio Protek (https://www.protek-controtelai.com/it/home/), azienda italiana con una lunga esperienza nella progettazione e realizzazione di controtelai e sistemi per porte e finestre scorrevoli, ha ideato Bigfoot, un sistema brevettato, unico in tutto il mondo e all’avanguardia, che sfrutta gli elementi strutturali di separazione e zone di passaggio all’interno degli immobili, per offrire soluzioni inedite sia dal punto di vista estetico che funzionale, combinando design, creatività e innovazione. In pratica l’idea è di sfruttare tutto lo spazio a disposizione, anche dove non c’è, all’interno di una casa, di un hotel, di un ufficio o di qualsiasi altra tipologia di ambiente, grazie ad un sistema di arredo a scomparsa.
Spazi esterni in primo piano, più curati e simili agli interni
La pandemia ha acceso i riflettori sugli spazi esterni e sulle strutture en plein air, dove il contagio sembra correre meno. I centri di ospitalità con l’outdoor hanno avuto una marcia in più in questo periodo difficile e tra l’altro hanno dato lavoro anche alle aziende specializzate in arredamenti per esterni. E’ infatti andata a gonfie vele Talenti, che nel corso del 2020 ha vantato un progresso del fatturato del 26%. «L’outdoor ha senza dubbio contribuito in modo decisivo a mantenere il settore dell'arredamento in piedi. Gli hotel, con tutte le difficoltà del caso, hanno investito molto negli spazi aperti, dove è meno problematico mantenere il distanziamento sociale», ha commentato Fabrizio Cameli, amministratore delegato e fondatore del brand d’arredamento outdoor. «La pandemia ha obbligato tutti a rivedere la propria strategia, riscoprendo nuovi materiali e soprattutto offrendo soluzioni che permettessero alle strutture alberghiere di poter aprire in sicurezza e rispettando le limitazioni di legge», ha detto ancora l’imprenditore, rimarcando che la società Talenti è andata bene nell’ano della pandemia, sapendo interpretare le tendenze del settore e proponendo soluzioni di qualsiasi genere, dai paraventi ai prodotti in grado di proporre intimità ed eleganza allo stesso tempo con un occhio di riguardo per la praticità. Per il futuro Cameli è ottimista, mettendo in conto che il comparto dell’hotellerie sia destinato a riprendersi non appena riaprirà la stagione turistica. Già adesso, dunque, occorre pensare agli investimenti per il ritorno alla normalità. E secondo l’imprenditore occorrerà «rendere le modifiche effettuate per far fronte all’emergenza sanitaria il più omogenee possibile con le ultime tendenze e in parallelo, immaginare una nuova concezione degli spazi dove outdoor e indoor si fondano in modo che vi sia sempre meno differenza tra gli ambienti esterni e gli interni».