Il caffè nel 2021? Una fenice dalle ali brasiliane con cuore e radici italiani

fieramilano, Rho
17-21.10.2025

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Il caffè nel 2021? Una fenice dalle ali brasiliane con cuore e radici italiani

Se la stagione dei vaccini sta ridando speranza ai mercati dopo un anno di emergenza sanitaria ed economica, c’è un settore che ha interpretato questa nuova stagione proprio come una fenice che risorge dalle ceneri. In un contesto nel quale la difficoltà di una filiera, come quella dell’agroalimentare, deve fare i conti con ciò che la Pandemia ha provocato, il segmento del caffè infatti sta dimostrando a tutti che è possibile superare anche questo momento complesso.

 

LO DICONO I DATI

 

Secondo i dati dell'Organizzazione Internazionale del Caffè (OIC) riportati dall’ICE, le esportazioni di caffè a livello globale sono aumentate del 6,5% solo nei primi due mesi della stagione 2020/21 rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso. I Paesi esportatori hanno spedito 20,2 milioni di sacchi da 60 kg, considerando i volumi combinati in ottobre e novembre, rispetto ai 18,9 milioni di sacchi nella stessa fase dell'anno precedente, ha affermato l'OIC.

 

 

IL BRASILE FA VOLARE IL CAFFE’

 

Il fattore principale alla base di questo aumento secondo l’Organizzazione Internazionale del Caffè si deve all'incremento delle esportazioni dal Brasile, che ha registrato un raccolto record nel 2020. Le spedizioni di cereali brasiliani sono infatti aumentate del 23% nel periodo, fino a 8,3 milioni di sacchi. Le esportazioni della “Colombian Milds”, dalla Colombia, sono diminuite del 4,5% nei primi due mesi della stagione 2020/21, mentre le spedizioni di altri Arabica soft sono diminuite del 5%. Le esportazioni di caffè robusta sono diminuite dell'1% nel periodo.

 

 

L’ITALIA PUNTA SU GIOVANI E TRADIZIONI

 

In questo contesto, nel 2020, il comparto italiano del caffè ha creato un giro d’affari di export pari a 1.3 milioni di euro rispetto agli 1.4 milioni di euro del 2019, secondo i dati dell’Istat, con un numero di addetti pari a 10.187 unità, secondo le analisi di Unioncamere-Infocamere, che evidenziano anche come fra le 930 imprese del settore nel 2020, quelle guidate dagli under 40 rappresentano il 6,5% e superano nettamente la media nazionale delle aziende manifatturiere giovanili (5,4%). Una bella iniezione di fiducia, questa, che fa guardare al futuro con maggiore sicurezza e speranza, anche a fronte della recente candidatura del caffè espresso italiano al titolo di Patrimonio Immateriale dell’Umanità Unesco. Una proposta che ha riscontrato, proprio negli ultimi giorni, anche il parere unanime del Mipaaf e che rende questo innegabile piacere della vita ancor di più un simbolo essenziale dell’unione fra antiche e nuove generazioni. Una fusione capace di sottolineare il valore che questa bevanda, e prima ancora questo cereale, ha sia per il nostro territorio, sia per il retaggio culturale e imprenditoriale di un Paese e di una filiera che, nonostante la crisi economica, continuano a dimostrare di poter guardare avanti a testa alta, legandosi profondamente alle proprie radici e puntando sull’innovazione dei giovani.