Tra i settori che sono stati colpiti più duramente le catene alberghiere cittadine, meglio pasticceria, gelateria e bakery. Nel futuro appare necessario un ripensamento dei servizi per adattarsi alla nuova realtà.
Cosa rende così speciale la Germania? Il fatto di essere un Paese non solo ricco, ma che investe molto in R&S (il 3% del Pil contro l’1,4 dell’Italia, per dire), istruzione e innovazione. Sono 435 i ricercatori ogni 100mila abitanti e 59,3 i brevetti (197 e 14,2 i “numeri” italiani). Ma è anche alto il livello e la qualità delle istituzioni e bassa la corruzione. Il Paese ha un rating S&P a tripla A, e nel 2019 ha registrato un Pil procapite pari a 46.473 USD.
L'industria della ristorazione tedesca ha registrato un trend costantemente positivo nel periodo 2010-2019, e l’anno scorso ha registrato un fatturato complessivo di 50,7 miliardi di euro con 71.300 ristoranti attivi. Tra i fattori che hanno portato a un incremento dei consumi fuoricasa c’è l'aumento del turismo nelle città e dei viaggi interni, l'espansione del catering e delle attività da asporto nei ristoranti e l'enorme varietà di cucine tra cui scegliere.
Abbiamo chiesto a Frank Wagner, presidente di FCSI Deutschland-Österreich, il polso dell’ospitalità e previsioni per il futuro prossimo.
“Il settore è stato colpito molto duramente dalla pandemia – ci ha detto -. in particolare hanno sofferto gli alberghi cittadini. Dato che il lavoro da casa e le videoconferenze sono entrate a fare parte della nuova realtà penso che gli alberghi cittadini debbano adattare i propri servizi a questa situazione”.
Tra i vari settori dell’ospitalità ce n’è qualcuno che ha “retto” meglio la situazione? “Panifici, gelaterie e pasticcerie stanno andando molto meglio”.
Quanto all’equipment, se il Made in Italy in Germania “è un marchio, soprattutto nel settore della ristorazione”, le principali categorie esportate nella ristorazione sono “dalla nostra esperienza i forni combinati e le lavastoviglie. Ma anche i multi-cooker e gli apparecchi multifunzionali”.