Un personaggio nuovo si aggira (anche) nel fuoricasa: è il superconsumatore. Ma di chi si tratta esattamente? E perché si chiama così? Partiamo da cosa non è: non si tratta, come potrebbe suggerire il termine, di qualcuno che consuma di più. Ma di qualcuno che consuma in maniera più partecipe e proattiva.  È in questo che risiede il suo “potere da supereroe”.

Il superconsumatore sperimenta, consiglia, inventa. Spesso collabora con le aziende per ripensare i prodotti. Mutuando un concetto del mondo social, i superconsumatori costituiscono attorno ai loro brand preferiti una community che non si limita a commentare un nuovo prodotto, ma prende parte al suo sviluppo in un processo di co-creazione.

Secondo uno studio di Longitude Research, che ha coinvolto più di 500 top manager di aziende europee in diversi settori, la sperimentazione di nuovi prodotti o servizi ha comportato qualche forma di co-creazione in oltre la metà dei casi, il 58%. Gli intervistati hanno segnalato un impatto rilevante in particolare sulla capacità di innovazione dell’azienda, con ricadute anche sulla filiera e la comunità: più dell’80% degli intervistati ha riferito un incremento nei ricavi.

Per il momento, i settori più impegnati in questa sperimentazione sono i beni di largo consumo e i servizi, ma è evidente anche il potenziale per l’ospitalità professionale, il fuoricasa e il food retail.

Nel caso di macchinari e forniture, il cliente è un professionista, più motivato e più competente a partecipare a un processo di co-progettazione. Per i prodotti o servizi offerti dall’operatore al cliente finale, è la stessa natura altamente relazionale dei settori a chiamare in causa un coinvolgimento attivo dei consumatori più attenti.

Porte aperte al superconsumatore, quindi, magari per portare l’innovazione che ne risulta a Host 2025, a fieramilano a Rho dal 17 al 21 ottobre 2025.