La storia del caffè in Corea
17-07-2015
di Daniel Gray
In Corea, i coffee shop non mancano di certo. I bar si susseguono a ogni angolo, lungo le strade e persino nei luoghi più nascosti. E per chi ha bisogno di qualcosa di più di un’iniezione immediata di caffeina, numerose macchinette dispensano una dolce bevanda istantanea addizionata di latte.
Oggi la Corea è dominata in gran parte dalla cultura del caffè, ma come è potuto accadere? Prima del XX secolo, infatti, la cultura coreana era basata essenzialmente sul tè.
Secondo lo storico dell’alimentazione Hoyoung Lee della Sookmyung University, la popolarità del caffè dipenderebbe dall’incontro di influenze diverse. Tra di esse, una delle principali si deve all’Imperatore Sunjong, il secondo e ultimo imperatore della Corea (1907-1910). Dal 1910, anno in cui i colonialisti giapponesi abolirono l’Impero Coreano, l’imperatore e la sua famiglia trascorsero il resto della loro vita nel Palazzo di Changdeokgung, dove, per passare il tempo, davano spesso ricevimenti all’occidentale, con tanto di piatti e stoviglie d’argento e cibi poco comuni all’epoca, come bistecca e patate arrosto o roast beef, che i commensali gustavano seduti a tavoli e sedie anch’essi in stile occidentale. Sebbene possa sembrare superfluo, è tuttavia bene ricordare che prima dell’Imperatore Sunjong i pasti erano serviti sul pavimento, dove tavoli ricolmi di cibo erano adagiati dinnanzi all’imperatore. Tornando agli anni Venti del Novecento, non v’è dubbio che le cene in stile occidentale fossero piuttosto rivoluzionarie e che poter cenare secondo tali consuetudini fosse considerato un onore.
Dopo cena, l’Imperatore e il padre, l’Imperatore Gojong, si concedevano un caffè, bevanda che entrambi apprezzavano, al pari di altri membri della nobiltà. Il caffè aveva un gusto amaro, intenso, molto diverso dai tonici medicinali e dai tè orientali dell’epoca. Fu così che a causa del re, il caffè venne associato all’aristocrazia.
Quando i giapponesi scoprirono la profonda passione del sovrano per questa bevanda, ordirono persino un complotto, per uccidere l’imperatore avvelenandone il caffè. Ma fortunatamente furono scoperti e il Re si salvò.
Attualmente, in Corea va di moda il caffè a torrefazione artigianale, effettuata in piccoli lotti di circa 7-14 kg ciascuno. Tuttavia, a Hongdae, Café Anthracite ha ampliato la sua produzione, e dal suo magazzino, dove sono conservati da 70 a 100 kg di caffè alla volta, rifornisce molti negozi locali e alberghi di lusso. Probabilmente potrebbe espandere ulteriormente la propria attività, ma le torrefazioni coreane sembrano più interessate all’artigianalità del processo, che non alla commercializzazione. Un altro famoso caffè/torrefazione di Seul è il Coffee Club Seo Duk Sik. Aperto vent’anni fa da Seo Deksik, il caffè Kaldi è stato uno dei primi a tostare e a introdurre il caffè all’americana in Corea. La catena, che possiede svariati punti vendita, tiene inoltre corsi sulla tostatura e sulla preparazione del caffè filtrato all’americana. Dal 2000 a oggi, il caffè ha registrato un trend in costante crescita e se nel 2005 i coffee shop di Seul erano circa 800, nel 2011 i punti vendita erano ben 12.381 (KB Financial Group). Il progressivo affermarsi della figura del barista è stato accompagnato dal moltiplicarsi di scuole che insegnano come preparare un vero espresso e una perfetta schiuma di latte. Non penso che l’amore dei coreani per il caffè svanirà tanto presto. Ma se così dovesse essere, mi auguro se non altro che accada dopo il World Barista Championship, che si terrà a Seul nel 2017.
Anthracite Coffee
Kaldi Coffee
http://www.kaldicoffee.co.kr/
Photo Credits: Daniel Gray